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27 Febbraio 2019
Sostegno, il paradosso del Tfa
Il Miur autorizza 14 mila specializzazioni, sono 50 mila le cattedre coperte da prof generici
Emanuela Micucci e Alessandra Ricciardi
Un paradosso. Un docente su tre è privo di specializzazione per insegnare sul Sostegno, a livello nazionale sono 50 mila i «generici», secondo fonti sindacali, a cui ricorrono le scuole. Ma il ministero dell’istruzione autorizza poco più di 14 mila nuove specializzazioni. Con una distribuzione sul territorio che, pure questa, non tiene conto del reale fabbisogno del sistema ma solo dell’offerta formativa degli atenei. È il caso del Piemonte, dove l’Università di Torino ha dato la disponibilità a specializzare 200 docenti sul Sostegno -tanti quanti la piccola Basilicata- a fronte di un 94% di docenti che lavora in aiuto ai ragazzi disabili senza specializzazione.
Il decreto di autorizzazione ai nuovi Tfa, tirocini formativi attivi, è stato firmato dal ministro dell’istruzione e università, Marco Bussetti, la scorsa settimana (si veda ItaliaOggi del 22 febbraio). I docenti interessati hanno poco più di un mese di tempo per prepararsi alla prova preselettiva. Si partirà il 28 marzo di mattina per la scuola dell’infanzia e di pomeriggio per la primaria. Poi il 29 marzo di mattina sarà la volta dei test per le medie e di pomeriggio per le superiori. Tempi strettissimi, dunque.
I corsi, infatti, dovranno concludersi entro febbraio 2020, precisa il decreto. Chi otterrà la specializzazione potrà partecipare al concorso che si terrà il prossimo anno per entrare in ruolo. Rilievi sulla ridotta offerta formativa giungono un po’ da tutte le regioni, in generale più dal Nord che dal Sud, che ha portato a casa il 48% dei posti.
La ripartizione dei posti, precisano dal Miur, non segue il criterio del fabbisogno territoriale, ma l’«offerta formativa potenziale» delle università. Università che decidono in virtù della loro autonomia. In un bilanciamento di interessi che tiene conto della disponibilità di strutture e docenti ma anche della convenienza dell’investimento rispetto ad altre attività didattiche. Così, tabelle del Miur alla mano, la maggior parte dei posti, il 48%, pari 6.558 docenti, è stata autorizzata al Sud, dove le graduatorie di docenti sono ancora molto piene, rispetto al Nord, dove gli insegnati di Sostegno mancano e vengono selezionati di più attingendo dalle liste curricolari.
Nelle regioni settentrionali, infatti, andrà solo il 23% del totale dei posti banditi. A fare il pieno di posti sono Sicilia con 1.492 posti, Campania con 1.460, Puglia con 1.240, Calabria con 1.150. Al contrario in Piemonte sono banditi solo 200 posti, in Emilia Romagna appena 320, superata anche dal Molise con i suoi 370, anche se ci sono ben 3.395 cattedre in deroga. Il Veneto si ferma a 850 posti. Eppure, se in questo anno scolastico lo Stato è riuscito a coprire 13mila posti per il Sostegno, cioè solo il 13% delle richieste, proprio in Piemonte, con 5.413 le cattedre in deroga, lavora senza specializzazione il 94%,in Lombardia e in Veneto l’87%. «Come può un territorio, la Lombardia, mettere a disposizione 1.030 posti, su tre atenei, e aver bisogno di sostegno per 20 mila unità?», domanda Lena Gissi, segretario generale Cisl Scuola, ricordando che da anni «alcune università non mettono a disposizione un congruo numero di posti per la partecipazione ai corsi di sostegno». Il decreto è «l’effetto delle capacità e degli interessi delle università, un antipasto di quanto potrebbe accadere con la regionalizzazione dell’istruzione, la deriva a cui si va incontro quando le autonomie non si confrontano con la realtà», commenta Pino Turi, segretario della Uil scuola.
Nuovi ingressi si contano al Centro e al Sud con la Mediterranea di Reggio Calabria (200 posti), Tor Vergata a Roma (150 posti), Tuscia (130) e Cassino (600). Tanto che proprio il Lazio si aggiudica il primo posto con 2.475 posti, di cui 945 nuovi. E poi, i posti aumentano in Calabria (+700) e a Macerata (+600). Mentre diminuiscano proprio negli atenei del Nord: Bergamo segna -170 posti, Milano Bicocca -80, Udine-41. Nonostante, poi, in totale i posti siano aumentino rispetto al 2016, quando erano 9.649.
Bussetti promette che «in tre anni specializzeremo 40 mila nuovi insegnanti sul Sostegno per garantire un servizio migliore ai nostri studenti», seguendo nei prossimi due anni una «precisa programmazione». Se questo comporterà una regia dell’offerta universitaria non è ancora dato sapere.
Tuttavia, sottolinea la Fcl-Cgil di Francesco Sinopoli «il vero cambiamento sarebbe stabilizzare i 41 mila posti attribuiti in deroga e garantire l’accesso al Tfa ai tanti docenti precari che da anni lavorano in questo settore con gli incarichi al 30 giugno». Una proposta, questa, sostenuta anche dalle associazioni che si occupano dell’inclusione degli studenti con disabilità. «Senza alcun intervento strutturale del Miur finalizzato al transito di questo esercito di docenti precari dall’organico di fatto a quello di diritto, per gli allievi disabili del nostro Paese, la continuità didattica resterà desolatamente un’utopia ed un diritto solo sulla carta», osserva Gianluca Rapisarda della Federazione Pro Ciechi. Mentre Salvatore Nocera della Fish aggiunge che occorre augurarsi che il governo «abbia il coraggio di rompere col passato e di fare approvare in Parlamento una legge sulla creazione di 4 nuove classi di concorso per il sostegno, ciascuna per ogni grado di scuola, a partire da quella dell’infanzia, con la loro separazione dalle carriere dei docenti curricolari».
da Italia Oggi

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