Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha impartito disposizioni valide per tutto il sistema nazionale…
14 Marzo 2019
Sit in precari del 12 marzo, report dell’incontro col Capo di Gabinetto del MIUR
Evidenziato lo stato di vera e propria emergenza costituito da una situazione in cui i posti di insegnamento coperti con contratti a tempo determinato sfiorano il numero di 150.000
Nella giornata del 12 marzo, che ha visto in tutta Italia manifestazioni dei precari davanti agli uffici territoriali dell’Amministrazione o alle Prefetture, a Roma si è svolto un sit-in presso la sede del MIUR in viale Trastevere, durante il quale una delegazione composta dai segretari generali di Flc CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, Gilda UNAMS e da rappresentanti dei lavoratori è stata ricevuta dal capo di Gabinetto del Ministro, dott. Giuseppe Chiné, affiancato dal dott. Rocco Pinneri, ai quali sono stati esposti ragioni e obiettivi della mobilitazione sindacale.
Tutte le organizzazioni hanno sottolineato come le iniziative in corso intendano evidenziare lo stato di vera e propria emergenza costituito da una situazione in cui i posti di insegnamento coperti con contratti a tempo determinato sfiorano il numero di 150.000, quasi un quinto del personale insegnante in servizio. Un ricorso al lavoro precario che ha assunto dimensioni abnormi e che investe anche l’area del personale ATA, già alle prese con un’evidente insufficienza delle dotazioni organiche mentre permangono disposizioni che ostacolano o impediscono la sostituzione del personale assente, in presenza di crescenti carichi di lavoro sugli uffici di segreteria.
In modo particolare è stata richiamata all’attenzione dell’Amministrazione la questione dei precari con 36 mesi di servizio, ovvero tre anni di servizio per i docenti, per i quali è necessario prevedere una fase transitoria in cui sia loro data l’opportunità di una stabilizzazione del rapporto di lavoro. Non appare infatti sufficiente, rispetto ad una platea così vasta, l’attribuzione di una riserva di posti del 10% sulle prossime procedure concorsuali, né l’attribuzione nelle stesse di un punteggio aggiuntivo legato al servizio svolto. Occorrono soluzioni che assicurino un doveroso riconoscimento dell’esperienza professionale maturata sul campo e rimuovano le ragioni di potenziale contenzioso legate alla reiterazione di contratti a tempo determinato.
Preliminare a un’incisiva politica di stabilizzazione del lavoro è il consolidamento in organico di diritto di tutti i posti che si rivelano effettivamente indispensabili per l’ordinario funzionamento del servizio scolastico: lo scarto che ogni anno si registra fra organico di diritto e organico di fatto non ha alcuna ragion d’essere e dev’essere tendenzialmente annullato. I ripetuti interventi in materia di reclutamento, che hanno più volte rimodulato le procedure concorsuali ordinarie, non si sono rivelati risolutivi, determinando al contrario una situazione di vero e proprio ingorgo in cui convivono vecchi concorsi non ancora conclusi e nuovi non ancora partiti. Pur auspicando una cadenza regolare dei concorsi ordinari, è ormai dimostrata ampiamente la loro insufficienza rispetto a un’efficace copertura del fabbisogno per cui senza la fase transitoria rivendicata da tutti i sindacati, non potrà realizzarsi neanche la fase dei concorsi a regime.
Il Capo di Gabinetto, dopo aver fatto cenno ai principali provvedimenti in materia di reclutamento assunti per iniziativa del Governo e del Ministero, ha ribadito l’orientamento a considerare in prospettiva i concorsi ordinari come unico canale di accesso all’insegnamento. Ad avviso del MIUR, che attende con preoccupazione il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legittimità della “sanatoria” prevista dalla legge 107/2015 per i dirigenti scolastici, una sentenza di annullamento segnerebbe un precedente giurisdizionale di cui tenere conto, sia pure con le dovute differenze. Ciò premesso, il Capo di Gabinetto si è impegnato a verificare la possibilità di aprire un tavolo sulle questioni sollevate dalle organizzazioni sindacali, in modo specifico sui precari di II e III fascia con 36 mesi di servizio. Nel frattempo il MIUR attende un parere al Consiglio di Stato per chiarire se in sede di aggiornamento delle GAE sia possibile riattivare in una provincia le graduatorie nel frattempo esaurite qualora vi siano richieste di trasferimento in esse da altra provincia.
Da parte delle organizzazioni sindacali è stato inoltre segnalato il problema delle Commissioni di concorso, le cui vicissitudini sono una delle ragioni per cui i tempi delle prove selettive tendono a dilatarsi oltre misura. È ineludibile il nodo di un’adeguata retribuzione del personale chiamato a farne parte, così come è necessario metterlo in condizione di svolgere adeguatamente il proprio lavoro esonerandolo dal servizio.
Ad avviso del Capo di Gabinetto non è esclusa la possibilità di utilizzare a tal fine le risorse destinate in modo specifico ai concorsi previste nell’ultima legge di stabilità.
È stato infine affrontato anche il problema dell’eccessiva onerosità dei TFA per il sostegno, con la richiesta al MIUR di fissare un tetto massimo entro cui le Università siano tenute a contenere le quote di iscrizione, come già fatto per i 24 CFU e prevedere anche una diversa selezione di accesso, attraverso graduatorie nazionali. Anche su questo punto il Capo di Gabinetto si è detto disponibile a verificare la fattibilità della proposta.
da Cisl Scuola

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