Blog del Docente

19 Marzo 2019

Nuovo anno, allarme precariato

Stimate da 125 a 150 mila supplenze. Cattedre scoperte soprattutto al Centronord . Sindacati pronti allo sciopero, la decisione a giorni

di Alessandra Ricciardi

Nessuna schiarita sul precariato. La richiesta di prevedere una fase transitoria per i docenti precari con almeno 36 mesi di servizio, avanzata nei giorni scorsi dai sindacati al governo, non ha trovato risposte nell’ambito del decreto su quota 100 e reddito di cittadinanza, in sede di conversione alla Camera. Una soluzione su cui i sindacati puntavano per dare una risposta di stabilità in vista dell’avvio del prossimo anno scolastico, vista la carenza strutturale di candidati per le assunzioni a tempo indeterminato nelle graduatorie sia concorsuali che a esaurimento. Le stime sindacali valutano da 125 a 150 mila il numero di cattedre che il 1° settembre risulteranno scoperte per l’intero anno e che dovranno essere assegnate a supplenze: 32 mila i posti su cui non è stato possibile assumere nel 2018, poi l’organico di fatto, quasi 60 mila, i due terzi di posti sul Sostegno, e i pensionamenti, quelli ordinari e quelli indotti da quota 100 e requisiti ridotti. Per non parlare delle carenze del personale di segreteria e assistenza. Le carenze diventano emergenze al Nord, in regioni come Veneto, Lombardia e Piemonte, ma anche Emilia-Romagna, dove già quest’anno si è vista un’impennata del ricorso alle messe a disposizione, in particolare per la scuola primaria.

Ed è l’emergenza precariato uno dei pilastri della mobilitazione indetta dai sindacati che a giorni, entro fine marzo, si avvia a tradursi nella richiesta di conciliazione al ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, atto propedeutico alla dichiarazione di sciopero. Il primo della scuola contro il governo gialloverde.

Sarebbe uno sciopero unitario, infatti dopo anni di divisioni a firmare la piattaforma della mobilitazione ci sono proprio tutti, Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda. E il fronte potrebbe allargarsi anche agli autonomi oltre che al mondo dell’associazionismo. Alla base della mobilitazione, la precarietà del lavoro e una politica degli organici che non garantirebbe l’offerta formativa su tutto il territorio, ma anche l’emergenza salari e il mancato rinnovo del contratto scaduto il 31 dicembre. E poi la riforma ventilata della regionalizzazione del sistema scolastico.

Attivi unitari di Flc-Cgil, Cisl scuola e Uil scuola si terranno a Napoli il 22 marzo, a seguire Firenze il 28 e Roma il 29. Appuntamenti che serviranno a tastare il consenso per l’astensione nazionale. L’eventuale sciopero, con la chiamata alle armi di quasi un milione di dipendenti, a quel punto andrebbe a collocarsi tra aprile, rigorosamente prima delle festività pasquali, e gli inizi di maggio. Alla vigilia delle elezioni Europee. Il primo segnale di frattura tra una parte dell’elettorato che ha votato Lega e M5s a marzo dello scorso anno e il governo che oggi i due partiti condividono. Mentre sull’altro fronte, quello del Pd oggi guidato da Nicola Zingaretti, si rispolverano parole come confronto e dialogo, «prima di fare le cose e non dopo», precisa il segretario. Una netta discontinuità rispetto alla stagione del renzismo che tanto consenso nel settore è costata al centrosinistra.

La battaglia della scuola ha incassato la benedizione dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Landini, Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo, che nei giorni scorsi hanno incontrato i segretari di categoria per fare il punto sugli obiettivi posti dalle organizzazioni alla base della mobilitazione. Il vento dello sciopero soffia sempre più forte.

da Italia Oggi

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