Stimata dal 53% della popolazione e dal 65% degli studenti La scuola è un’istituzione della…
19 Novembre 2019
In arrivo la norma «taglia-supplenze»
Il decreto scuola entra nella settimana decisiva. E si prepara a cambiare pelle.
Grazie a un pacchetto di 13 emendamenti su cui è stato raggiunto l’accordo di maggioranza e che in settimana potrebbero avere l’ok della commissione Cultura della Camera. Ampliando di fatto la platea dei precari “salvati” attraverso il doppio binario di concorso/abilitazione messo in campo dal provvedimento.
Una delle proposte di modifica citate stabilisce, ad esempio, che possano accedere al concorso ordinario e a quello straordinario previsti dal decreto, limitatamente ai posti di sostegno, anche gli iscritti al quarto ciclo di Tfa. Seppure con riserva fino al conseguimento del titolo. Al tempo stesso, vengono ammessi con riserva alla selezione anche gli insegnanti che stanno maturando il terzo anno di precariato nel 2019/20. Mentre i prof che hanno alle spalle 3 anni nei percorsi di istruzione regionale – ed è un’altra novità – potranno accedere, come già avviene per quelli delle paritarie, solo all’abilitazione semplificata: prova orale da superare con 7/10 e anno di prova.
Un’altra novità di rilievo dovrebbe riguardare la norma “taglia-supplenze”. L’anno prossimo, gli uffici scolastici regionali che avranno chiuso le immissioni in ruolo entro il 31 agosto, potranno bandire una “call” entro il 15 settembre per coprire i posti rimasti scoperti per assenza di candidati “titolati”. All’appello potranno rispondere non solo – come il Dl prevede oggi – i vincitori dei “vecchi” concorsi ma anche gli iscritti nelle Gae a esaurimento delle altre regioni. Fermo restando che la priorità verrà data comunque a chi ha vinto il concorso bandito prima.
Ma il cambiamento più rilevante potrebbe arrivare da un altro emendamento, stavolta a firma del solo Movimento 5 Stelle, che, da un lato, trasforma le graduatorie d’istituto in graduatorie provinciali e, dall’altro, riapre la terza fascia per i non abilitati. Una proposta che, se accolta, consentirebbe di risolvere tre problemi in uno, come spiega l’ispiratrice della misura, il sottosegretario all’Istruzione Lucia Azzolina (M5S): «Evitare che le segreterie scoppino visto che alcune scuole hanno ricevuto anche 30mila Mad (le domande di «messa a disposizione» degli aspiranti docenti, ndr), evitare che i titoli vengano valutati in maniera diversa gli stessi titoli e consentire ai docenti di non limitarsi a indicare 10 o 20 scuole ma concorrere sull’intero ambito provinciale».

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