Test Invalsi: per le scuole secondarie di secondo grado si svolgeranno dal 7 maggio al…
26 Ottobre 2020
Didattica a distanza: alle superiori due milioni a casa
Le Regioni hanno mano libera per arrivare anche fino al 100 per cento di lezioni a distanza
di Gianna Fregonara
La linea del governo nel giorno in cui si appresta a lasciare a casa da Scuola ogni giorno almeno due milioni di adolescenti si attesta sulla difensiva: «Tutti i bambini di elementari e medie avranno lezioni in presenza», ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a «Che tempo che fa» promettendo che in questo mese in cui gli studenti delle superiori saranno invece per tre quarti a casa — il Dpcm prevede almeno il 75% delle lezioni a distanza — «si prenderanno provvedimenti per i trasporti e tamponi che permetteranno di ridurre la quota di Dad».
Il compromesso
La nottata di trattativa tra governo e Regioni ieri mattina si è conclusa con un compromesso: il premier Giuseppe Conte ha ottenuto di poter dire di non aver chiuso le scuole superiori, le Regioni hanno però mano libera per arrivare anche fino al 100 per cento di lezioni a distanza, come avevano già previsto Lombardia, Campania e Sicilia.
La formula della mediazione contenuta nel Dpcm è: «Le istituzioni scolastiche di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata per una quota pari ad almeno il 75 per cento dell’attività». Oltre alle lezioni a distanza i presidi dovranno organizzare gli ingressi non prima delle 9 e potranno ricorrere a turni pomeridiani.
Si inizia domani
Oggi ancora non cambia nulla: le scuole hanno altre 24 ore di tempo per organizzarsi e da domani dovranno seguire i nuovi limiti «anche se le ordinanze delle Regioni (emanate la scorsa settimana) dovessero indicare un limite inferiore», è scritto nella nota che il ministero ha inviato ai dirigenti scolastici. Per le scuole elementari e medie oltre che per le superiori, resta aperta la questione dell’obbligo delle mascherine al banco: il decreto non ne parla, ma il peggioramento della pandemia potrebbe renderle obbligatorie almeno nelle regioni più colpite. Dovranno decidere le Asl.
Il no dei presidi
A protestare per la nuova soglia di lezioni a casa per le superiori sono i presidi: «Le soluzioni rigide non sono funzionali — attacca Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione presidi —. Non si può imporre dall’esterno: una percentuale rigida come il 75% in Dad non corrisponde alle esigenze dei singoli bacini di utenza». Parla di «scorciatoie della politica» Mario Rusconi, responsabile Anp del Lazio: il governo dovrebbe chiedere «agli enti locali che cosa hanno fatto durante l’estate e invece lascia gli studenti in massa a casa senza per giunta aver controllato che ci siano connessioni adeguate alla didattica digitale».
Università e concorso
Non cambia invece sostanzialmente niente per le università purché si adeguino alle linee guida di agosto e tengano conto «del quadro pandemico territoriale». Nulla è previsto per i concorsi (quello straordinario della Scuola è già cominciato) che potranno dunque svolgersi secondo i programmi. Le regole restrittive restano in vigore fino al 24 novembre, ma non è chiaro, nonostante gli auspici di Azzolina, come nel frattempo si risolvano le difficoltà strutturali. Per questo neppure da viale Trastevere possono promettere che prima di Natale si torni ad un numero maggiore di ore in classe: tutt’al più se ne riparla nel 2021.

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