Chi sono gli agenti del cambiamento?
Scuole. Le scuole giocano un ruolo cruciale, partecipando a progetti nazionali e internazionali per arricchire l’esperienza di docenti e studenti. Molte si aprono al territorio circostante, non solo per arricchire la didattica, ma anche per diventare punti di riferimento locali, facilitando la cooperazione sociale, sfidando le tradizionali barriere scolastiche per promuovere un apprendimento continuo. Le innovazioni sono concentrate principalmente nella scuola secondaria di secondo grado, contraddicendo la tendenza che vede il primo ciclo come più propenso all’innovazione.
Singoli innovatori e innovatrici. Nel panorama dell’educazione in Italia emergono figure visionarie che vanno oltre la trasformazione delle loro classi e scuole. Questi individui, che possono appartenere a varie categorie (dal docente al dirigente scolastico al fondatore di un EDUbusiness), si distinguono per un approccio sistemico all’innovazione. Hanno una profonda conoscenza pedagogica e competenze extra-pedagogiche che si manifestano attraverso l’attivazione di processi partecipati di creazione nonché competenze legate alla ricerca. L’esempio dell’Istituto “Artigianelli” di Trento evidenzia il legame tra innovazione e processi strutturati di ricerca in collaborazione con l’Università.
Il mondo profit e no profit In Italia. L’innovazione nel settore educativo non si limita alla sfera scolastica ma coinvolge sia realtà a scopo di lucro (circa il 3%) che organizzazioni non profit del terzo settore (circa l’11%). Due esempi: Imprenditivi, nato a Trento, che promuove la cultura dell’imprenditorialità e dell’alfabetizzazione finanziaria nelle scuole e WAYouth, un’associazione Under 25 che costruisce laboratori didattici. Nel settore for-profit, Develhope offre opportunità di orientamento post-diploma e sviluppo competenze digitali, adottando un modello di business che richiede il pagamento solo dopo l’inserimento lavorativo. Dynamo Academy, invece, promuove l’inclusione nella scuola attraverso il metodo della Terapia Ricreativa.
Risultati
La mappatura evidenzia un maggior numero di innovatori nella fascia over 40, in linea con i dati dell’Ocse che mostra una media di età della classe insegnante italiana di 50 anni. Solo il 6% delle candidature giovanili proviene dalla mappatura, suggerendo un ecosistema educativo che potrebbe non sostenere pienamente il potenziale di cambiamento dei giovani docenti, forse a causa della precarietà nel raggiungere la titolarità. L’indagine riscontra un numero maggiore di esperienze d’innovazione al Nord Italia. Infatti, il 49% delle realtà candidate proviene dal Nord, 22% si collocano nel Centro e 23% delle innovazioni sono registrate nel Sud Italiaa cui si aggiungono con il 5% nelle Isole. La definizione di una visione è essenziale per guidare l’innovazione nell’educazione, con più del 19% dei casi evidenziati che sottolinea la necessità di una “stella polare” condivisa da tutti e la volontà di trasformare la scuola in costruttrice di ecosistemi educativi aperti, superando l’idea della scuola come “isola”. Più del 19% delle realtà educative analizzate mirano a avere un impatto più ampio sul territorio, creando reti con realtà pubbliche e private.
Indire, punto di riferimento
Gli innovatori italiani considerano l’Indire, in particolare il Movimento di Avanguardie Educative, come un fondamentale punto di riferimento nazionale per l’innovazione educativa. Le idee promosse dal movimento, come il Service Learning, il Learning by Doing, Flipped Classroom, il Debate, la Didattica per Scenari, il framework “Oltre le discipline” e l’Outdoor Education, insieme alla metodologia di “messa in rete,” sono viste come una base essenziale per favorire la centralità dello studente, lo sviluppo di competenze trasversali e l’apertura della scuola al territorio.
Competenze
Gli innovatori italiani sono consapevoli dell’importanza delle competenze del XXI secolo per affrontare le sfide attuali e future dell’istruzione. Iniziative come WAYouth e Casco Learning promuovono l’imprenditorialità attraverso laboratori didattici che favoriscono l’autoanalisi degli studenti. Progetti come quelli di Finanz introducono competenze “nuove” come l’educazione finanziaria nelle scuole.
Un altro esempio significativo è il progetto La sfida del Food-Cost della Scuola della formazione professionale – Dieffe di Valdobbiadene, che coinvolge gli studenti nella creazione di un menù completo per una cena, affrontando tutte le fasi in gruppo. Numerose iniziative si concentrano sulle competenze della sostenibilità. Progetti come Agenzia di Stampa Giovanile offrono alle scuole l’opportunità di partecipare virtualmente alla conferenza sul clima ogni anno. Organizzazioni come InVento Lab e Junior Achievement trasformano i bisogni del territorio in opportunità di apprendimento, promuovendo percorsi di imprenditorialità. Un esempio è l’Istituto Comprensivo Le Cure a Firenze, che ha sviluppato un “progetto scenario” per educare alla sostenibilità e complessità.
Inclusione
Diverse realtà evidenziano un forte impegno nell’inclusione e gender equality. Progetti come Dynamo Academy forniscono consulenza e formazione nelle scuole, focalizzandosi sulla comprensione della sostenibilità sociale. Il progetto Bet She Can si concentra sull’eliminazione dei bias di genere sin dalle scuole primarie. Nel settore high-tech, il progetto Hackher coinvolge ragazze in progetti tecnologici e promuove la discussione sulla gender equality. Il progetto dell’Associazione 21 Luglio mira a superare pregiudizi e emarginazione nei confronti dei gruppi Rom, offrendo formazione specifica per docenti in tutta Italia. Calciosociale, organizzazione romana, introduce la metodologia del Calciosociale nelle scuole, unendo aspetti pedagogici e sportivi per affrontare temi di inclusione. Alcune realtà, come l’Istituto HNK in Piemonte e l’Istituto Comprensivo “Colozza Bonfiglio” di Palermo, si concentrano sullo sviluppo di competenze trasversali attraverso laboratori extra-curriculari.
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Ecco la mappa delle esperienze italiane di innovazione sociale nell’istruzione
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