Blog del Docente

31 Ottobre 2018

Concorso, la riforma è servita

Concorso, la riforma è servita

31 October 2018

Basta la laurea per partecipare, addio ai 3 anni di Fit

di Alessandra Ricciardi

Un concorso per laureati. Basterà la laurea, e 24 crediti in materia pedagogiche, per accedere alla selezione per i futuri insegnanti già dal 2019: due scritti e un orale. Chi li supera farà un anno di prova e formazione da supplente e poi sarà di ruolo. A riscrivere il sistema di accesso alla professione docente è la legge di bilancio 2019. Nell’ultima bozza disponibile, sono entrate le norme che cancellano quanto previsto dalla legge 107/2015, la riforma Renzi della Buona scuola, che prevedeva dopo la laurea un percorso di tre anni prima di poter diventare di ruolo. Troppi, aveva detto in un’intervista a ItaliaOggi il ministro dell’istruzione Marco Bussetti (si veda il numero del 25 settembre scorso), annunciando il ritorno a un sistema più semplice, al caro, vecchio concorso aperto a tutti i laureati. L’articolato dettaglia le prove della nuova selezione e fissa anche i paletti per la valutazione dei titoli che saranno poi precisati in un successivo decreto del ministero.

Intanto si stabilisce che nella tabella dei titoli accademici scientifici e professionali valutabili, «comunque in misura non superiore al 20% del punteggio complessivo»… «dovrà essere valorizzato il titolo di dottore di ricerca, il possesso dell’abilitazione specifica già conseguita attraverso percorsi selettivi di accesso, il superamento di prove di un precedente concorso». Con lo stesso decreto ministeriale si stabilirà la costituzione di una commissione di esperti per la definizione delle tracce delle prove d’esame e delle relative griglie di valutazione. Il superamento di tutte le prove concorsuali, attraverso il conseguimento dei punteggi minimi previsti per le stesse, «costituisce abilitazione all’insegnamento per le medesime classi di concorso.

E veniamo alle prove. Per il concorso sui posti di sostengo è previsto uno scritto a carattere nazionale e un orale. Per i posti comuni si prevedono due scritti e un orale. Il primo scritto si intende superato con una valutazione di sette decimi, il suo superamento è condizione necessaria per accedere alla seconda prova, che è superata sempre con sette decimi. Analogamente a quanto già previsto per il concorso riservato per scuola dell’infanzia e primaria, nella prova orale, oltre a valutare le conoscenze nelle materie di competenze, si verificherà la conoscenza di una lingua straniera europea almeno al livello B». Ogni commissione pubblicherà la propria graduatoria per chi ha superato le prove, sommando i punteggi ai titoli. La graduatoria ha validità biennale e comunque perde validità con la pubblicazione della successiva. In ogni graduatoria al massimo un numero di vincitori pari ai posti messi a concorso.

Per legge inoltre si abroga la titolarità dei futuri vincitori su ambito territoriale, altra innovazione della 107, e si torna alla nomina su scuola. Chi supera il concorso, prima di potersi dire di ruolo, deve conseguire un giudizio positivo nel corso dell’anno di prova e formazione. Sarà assunto sullo stesso posto e nella stessa scuola della prova dove dovrà restare per almeno 4 anni. Salvo casi si esuberi. In ultimo arriva anche una corsia preferenziale per i precari: in sede di prima applicazione, chi ha svolto almeno tre anni di servizio negli ultimi otto avrà una riserva del 10% dei posti messi a concorso.

Fonte dell’articolo: Italia Oggi



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