L’Inps ha anticipato dati ufficiosi sui pensionamenti anticipati per quota 100 (adsbygoogle = window.adsbygoogle ||…
5 Marzo 2019
Concorsi in ritardo e quota 100: All’appello mancano 140 mila docenti
Con il rischio altamente probabile che assisteremo a un’altra girandola di cattedre, incarichi e spezzoni fino ad autunno inoltrato
di Eugenio Bruno e Claudio Tucci
Se non è un esodo poco ci manca. Sono oltre 31mila i docenti che, tra vecchie e nuove regole, hanno chiesto di lasciare il lavoro. Seimila in più del 2018/2019. Se tutte le domande venissero accolte, a settembre ci sarebbero, secondo primi conteggi sindacali, circa 140mila cattedre da assegnare. Più o meno i numeri da cui è partita la Buona Scuola quattro anni fa nonostante le oltre 100mila stabilizzazioni di precari intervenute nel frattempo. Tutto ciò a fronte di un numero di studenti sostanzialmente immutato. Con il rischio altamente probabile che assisteremo a un’altra girandola di cattedre, incarichi e spezzoni fino ad autunno inoltrato.
La colpa non è solo degli anticipi pensionistici prodotti da quota 100. Che un effetto comunque lo hanno prodotto: delle 31mila richieste di uscita – che toccherà ora all’Inps convalidare – 15mila rispondono a requisiti ordinari, ma le altre 16mila sono dovute alla riduzione a 62anni e 38 di contributi prevista dal “decretone” all’esame della Camera. A pesare sono soprattutto i nodi strutturali del reclutamento nella scuola e un fabbisogno di personale storicamente slegato da una reale programmazione. Con l’effetto collaterale già preventivabile che i disagi maggiori si registreranno nei soliti territori (Lombardia, Piemonte, Veneto) e per le solite materie (matematica, italiano, inglese, sostegno). I campanelli d’allarme ci sono da due anni: nel 2017 il Miur ha contato oltre 22mila cattedre scoperte essenzialmente al Nord (per l’esaurimento di diverse graduatorie); lo scorso anno ha fatto clamore il fatto che su 57mila immissioni in ruolo circa la metà non sia andata a buon fine(e quindi sia arrivato un supplente).
Partendo da questo quadro il ministro Marco Bussetti ha, da un lato, operato un restyling delle procedure assunzionali, aprendo, per la prima volta, ai laureati (e superando il «Fit» triennale); e dall’altro, ha annunciato una nuova stagione di concorsi. Che per medie e superiori molto probabilmente vedranno non prima dell’estate (qui dovrebbe scattare il super punteggio per i precari non abilitati della terza fascia). Nel frattempo si assumeranno gli abilitati della precedente selezione 2016 e del «Fit».
La nuova ondata di concorsi toccherà anche infanzia e primaria: accanto alla procedura straordinaria, attualmente in corso, per tamponare in primis l’emergenza diplomati magistrali, definitivamente esclusi dalle Gae, ne partirà pure una ordinaria. Si dovrà invece correre sui presidi: entro fine marzo dovrebbero essere corrette le prove scritte. Poi si passerà agli orali. Qui l’obiettivo è avere i dirigenti a scuola da settembre. Se non ci si riuscirà, il prossimo anno segnerà oltre al record di precari, anche il boom delle reggenze.

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